Il 9 agosto 1969 si tenne, a Pavullo, una riunione notturna, imperniata sul confronto EMILIA-LOMBARDIA.
Il 7 agosto 1971 altra riunione notturna, imperniata sull'incontro tra i professionisti (pesi massimi) Cavalletti (scuderia Rebecchi) e Martinis (scuderia Ferrante, di Udine). Il pubblico rispose con calore: non meno di 1.000 spettatori affollavano la pista di pattinaggio e grande fu la soddisfazione per la vittoria di Cavalletti, nativo di Lama Mocogno, sull'ancora imbattuto Martinis. Facevano da "corollario" altri sette incontri tra dilettanti, provenienti da Modena, Bologna, Padova e Vicenza.
Nell'agosto 1974, con la regia della "Boxe Modena", fu organizzata, alla pista di pattinaggio, una riunione dilettantistica di pugilato.
Il 7 agosto 1976, grazie all'organizzazione Bertolani di Modena, riunione di pugilato imperniata sull'incontro tra i pesi massimi professionisti Fanti-Tescione.
ORLANDO CAVALLETTI
Negli anni '60 e '70 il pugilato era uno sport assai popolare in Italia, anche per la presenza di grandi Campioni (tra i quali, per esempio, Duilio Loi, Nino Benvenuti e Bruno Arcari) che conquistarono numerosi ori olimpici e titoli mondiali nelle diverse categorie.
Anche il Frignano non fu da meno ed espresse, in quegli anni, il suo Campione, il suo pugile di maggior spessore che, in ogni tempo, sia salito su un ring: Orlando Cavalletti.
Orlando Cavalletti nacque a Cavergiumine di Lama Mocogno il 18 novembre 1948 e iniziò la sua attività sportiva nel 1966 a Modena, presso la "Boxe Modena", dove, come allenatore, ebbe Guido Rebecchi, destinato poi a diventare un importante procuratore a livello professionistico. Dal fisico forte e possente, fu nella categoria "pesi massimi".
Nel 1966, come "novizio", vinse tutti i suoi incontri per K.O. e, nel 1967, conquistò, a Pesaro, il titolo italiano "novizi" nella sua categoria, battendo il veneto Calzavara per "abbandono". In quell'occasione la rivista nazionale specializzata "Boxe Ring" così scriveva su Orlando: "Ed eccoci ai pesi massimi. L'emiliano Cavalletti - forte e battagliero - ha vinto senza colpo ferire: una tamponata allo stomaco ed il veneto Calzavara issa bandiera bianca".
Nel 1968 passò tra i "dilettanti", conquistando il titolo di campione provinciale "dilettanti". Il suo primo incontro per "dilettanti" lo fece proprio a Pavullo, sulla ex pista di scattinaggio sita sopra la pesa pubblica e vicina alla chiesa dei Frati Cappuccini, terminato con un pareggio contro il comasco Festarozzi ("pareggio peraltro risicato. Il "Colosso di Lama Mocogno" quasi mai è riuscito a trovare la giusta misura per piazzare il suo potente destro, per cui ha dovuto subire l'iniziativa dell'avversario per quasi tutte e tre le riprese dell'incontro", così commentava la stampa) .
Nel 1968 vinse il 1° Torneo "Primo Carnera" di Castelfranco Veneto e partecipò al "Torneo delle Regioni" di Reggio Emilia nella rappresentativa emiliana, impegnata contro quella veneta. Il nostro Orlando non aveva in programma di andare a combattere a Reggio: "Solo quattro giorni prima, Guido Rebecchi telefonò a mio cugino, a Borra, perchè venisse a Cavergiumine ad avvisarmi che dovevo andare a Reggio. Il giorno dopo mio cugino mi portò a Reggio e lì mi allenai duramente per tre giorni perchè era da molto tempo che non mi allenavo più seriamente. Combattei contro un forte avversario, di cui non ricordo più il nome: era un peso massimo ai limiti inferiori della categoria, un po' più leggero di me ma più agile e tecnico. Fino ad allora quasi tutti gli incontri li avevo vinti per k.o. alla prima ripresa e non ero più abituato alle tre regolamentari, come mi toccò fare in quell'occasione: tre riprese possono sembrare poche, ma si facevano "ai 100 all'ora" fin dall'inizio e, quella volta, arrivai alla fine sfinito. Per le prime due riprese e per più di metà della terza confesso che fui in grande difficoltà perchè presi solo tanti pugni, in quanto l'avversario era molto forte e più mobile. Verso la fine dell'incontro era certo ormai della vittoria e si muoveva sicuro davanti a me: in un attimo vidi uno spiraglio nella sua difesa e gli mollai al volto, con tutta la mia forza, il mio potente destro che, per lui, fu devastante in quanto finì al tappeto senza più potersi rialzare prima dei 10" canonici. Ricordo ancora che, tornando allo "angolo", Rebecchi mi accolse a braccia aperte dicendomi in dialetto modenese: "Cavalàt, vin chè c'at dag un abbràs".
Nel 1969 rivinse il titolo di campione provinciale "dilettanti" e giunse al 2° posto nei Campionati Militari Nazionali (per l' "Esercito") di Bologna, perdendo la finale contro Zanola. In occasione di un suo incontro, al Palazzo dello Sport di Modena, contro il forte udinese Bagnariol e vinto per K.O. dopo 1'50", il giornalista Gherardo Braidi così scrisse in un articolo dal titolo "CAVALLETTI RE DEL K.O.!": "Ennesima vittoria per K.O. alla prima ripresa del peso massimo di Lama Mocogno Orlando Cavalletti (Boxe Modena), il quale, dopo essere stato mandato a vuoto due volte in seguito a fulminee schivate dello scattante udinese Bagnariol, ha centrato in pieno il mento dell'avversario che è finito disteso sul tavolato. Cavalletti, sempre più convincente, può contare ormai su centinaia di tifosi (compaesani e no) che lo seguono con ogni mezzo ovunque si rechi a combattere, ai quali finora ha quasi sempre riservato l'emozione di esaltanti vittorie prima del limite. La potenza, la precisione e la velocità dei suoi pugni sono tali che basta ne arrivi a segno uno perchè riesca ad aggiudicarsi la vittoria alla maniera forte. Un caldo elogio per il coraggioso friulano Bagnariol che, pur conoscendolo, non ha esitato ad affrontarlo".
Nel 1970, sempre tra i "dilettanti", fu sconfitto in semifinale (ai punti, dal romano Laureti) ai Campionati Italiani Assoluti di Castelfranco Veneto. In quell'anno disputò pure due incontri per la Nazionale Italiana "Dilettanti", contro la Polonia e la Tunisia. Contro la Polonia, a Piombino, Cavalletti vinse il confronto con Jankowich: "Cavalletti ha suscitato grande impressione con Jankowich. Non è facile riscontrare in un peso massimo le qualità dimostrate dal pugile emiliano, generoso, combattivo e potente. Non vi è dubbio che, se sarà "pilotato" con mano abile, farà parlare molto bene di sè in un prossimo avvenire. A Piombino, comunque, ha entusiasmato".
Alla fine del 1970 passò tra i "professionisti": come tale, Orlando Cavalletti, della scuderia Rebecchi, disputò tre incontri dei quali ne vinse due (uno per K.O e l'altro ai punti). Una delle due vittorie l'ottenne a Pavullo il 7 agosto 1971, sempre nell'ex pista di scattinaggio, contro l'imbattuto Martinis, della scuderia Ferrante di Udine (il pubblico pavullese e i molti "supporters" lamesi risposero con calore e non meno di 1.000 spettatori affollarono la pista per incoraggiare il nostro "Orlando furioso", al cui incontro fecero "da contorno" altri sette incontri tra "dilettanti" delle provincie di Modena, Bologna, Padova e Vicenza). Nel terzo incontro da "professionista" fu invece sconfitto, per intervento medico alla 6^ ripresa, contro Rosati, ex-campione italiano dei "medio-massimi".
Nel 1972, a soli 24 anni, smise la sua attività agonistica per problemi familiari.
Nel 1966 al direttore del quotidiano sportivo bolognese "Stadio" giunse una lettera di protesta dei tifosi lamesi di Orlando Cavalletti, che così diceva: "Caro Stadio, siamo un gruppo di sportivi che ti leggiamo quotidianamente e siamo spiacenti di doverti informare di un errore comparso nel numero del 22 gennaio c.m. Si tratta della residenza del pugile Cavalletti, militante nella categoria dei massimi, che in questi ultimi tempi è salito alla ribalta per aver vinto tutti gli incontri finora disputati per K.O. alla prima ripresa. L'avete definito, con nostro stupore e rammarico, il "gigante di Pavullo" mentre con tale paese non ha proprio niente a che fare, essendo egli nato e residente in un paesino qui vicino a Lama Mocogno, come puoi constatare personalmente se fai i relativi accertamenti. Noi ti preghiamo quindi gentilmente di definirlo, per amore della verità, il "colosso di Lama Mocogno" o comunque di attribuirgli la residenza del nostro paese. Sicuri della tua comprensione, ti ringraziamo anticipatamente. Firmato: GLI SPORTIVI LAMESI (sessanta firme autografe)".
Il direttore di "Stadio" così rispose sul giornale con un articolo dal titolo "E' il "colosso di Lama Mocogno" e non il "gigante di Pavullo" e dal sottotitolo "Quando lo sport è poesia": "Prendiamo atto del "grave" errore e chiediamo scusa. E' davvero significativo e ci lusinga il fatto che un intero paese (sono sessanta i protestatari) insorga per difendere un figlio sportivo. Vuol dire che, in questo nostro mondo deformato da un esasperante professionismo, c'è ancora un po' del vecchio spirito, c'è quella faida di comune che costruì lo sport antico. Fatto di passioni genuine e di Cavalletti di buone speranze".
Lettera e risposta entrambe bellissime. Sì, aveva ragione "Stadio": allora lo Sport era Poesia mentre oggi, forse, manca la Poesia dello Sport.
E dello Sport dei tempi passati, il forte, rude, muscoloso, massiccio "Colosso di Lama Mocogno" (alias Orlando Cavalletti) ne fu uno dei massimi Poeti.