Introduzione alla mostra
Il Frignano e lo Sport
Protagonisti e avvenimenti del '900

Il LIONS CLUB di "PAVULLO E DEL FRIGNANO" ha promosso, come Service dell'anno 1999-2000, una Mostra Fotografica (IL FRIGNANO E LO SPORT - PROTAGONISTI E AVVENIMENTI DEL '900) per ricordare sia i Protagonisti Sportivi del Frignano che si sono messi in evidenza, a livello nazionale e internazionale, nel corso del secolo appena trascorso che i principali avvenimenti agonistici svoltisi, sempre in questo periodo, sul nostro territorio. Oltre ai Campioni originari del Frignano, si fa menzione di quelli che, pur non frignanesi, hanno da noi svolto un'intensa e importante attività sportiva.

Il territorio di competenza del nostro Club comprende 11 Comuni, situati nella parte centrale dell'Appennino Modenese, tra i fiumi Secchia e Panaro: SERRAMAZZONI, PAVULLO NEL FRIGNANO, LAMA MOCOGNO, POLINAGO, PALAGANO, FANANO, SESTOLA, MONTECRETO, RIOLUNATO, PIEVEPELAGO e FIUMALBO.

Sono 19 le discipline sportive, comprendenti anche quelle di sport cosiddetti "tradizionali", meno noti al grande pubblico ma che rivestono estremo interesse tra la nostra gente: ALPINISMO, ATLETICA LEGGERA, AUTOMOBILISMO, BOCCE, CALCIO, CICLISMO, DUATHLON, MOTOCICLISMO, PALLACANESTRO, PALLAVOLO, PATTINAGGIO e HOCKEY SU GHIACCIO, PESCA, PUGILATO, RUZZOLONE, SCI, TENNIS, THAI-BOXE, TIRO ALLA FUNE, TIRO AL PIATTELLO.

Il LIONS CLUB di "PAVULLO E DEL FRIGNANO", con la collaborazione della Comunità Montana del Frignano e dei Comuni, renderà la Mostra itinerante nei Comuni del territorio a partire dal 2000.

La Mostra consta di 85-90 fotografie spettacolari (in formato 30x40 e 50x70) e di numerosi "cimeli", appartenuti ai Protagonisti di quest'iniziativa durante la loro trascorsa attività agonistica. Ma la documentazione fotografica raccolta è stata ben più ampia. Le immagini che non hanno potuto trovare posto nella Mostra sono raccolte nel "CD-Rom", che accompagna l'iniziativa. La ricerca, pur curata nel modo migliore possibile, non può considerarsi esaustiva: certamente vi saranno dimenticanze delle quali ci scusiamo anticipatamente, dichiarandoci disponibili sin d'ora ad accettare tutti i contributi che possano migliorare e completare la nostra ricerca.

Con questo service ci proponiamo l'obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica e di raccogliere fondi per dare un'adeguata e definitiva sistemazione al "MUSEO NATURALISTICO DEL FRIGNANO", l'unica struttura musearia del Frignano, aperta nel 1982 in occasione del ventennale della fondazione del Club. A tutt'oggi il Museo si trova presso i locali messi a disposizione dai Frati Cappuccini di Pavullo, presso il loro Convento. Gli ultimi eventi sismici lo hanno reso, purtroppo, inagibile. Ci auguriamo che il Frignano voglia dare una risposta positiva a questa nostra istanza, che risponde alle esigenze ed alle aspettative di tutta la popolazione.

Il LIONS CLUB di "PAVULLO E DEL FRIGNANO" vuole ringraziare il Dr. Italo Cucci per la collaborazione offerta, gli Sponsor e le Amministrazioni Locali che, con il loro aiuto (inteso sia in senso economico che in termini di disponibilità per la concessione degli adeguati spazi espositivi), hanno reso possibile questa iniziativa, le varie Società Sportive e gli Enti Turistici per l'altrettanto fattiva collaborazione. 

Un ringraziamento particolare a Francesco e Paolo Scarabelli e a Matteo Covili per l'impegno e la professionalità dimostrate nella realizzazione del "CD-ROM" e tutti quei privati cittadini (sia nelle vesti di ex-atleti che in quelle di semplici appassionati) che hanno gentilmente ed entusiasticamente risposto alle nostre richieste, dando tutto il materiale fotografico in loro possesso, gelosamente custodito nel corso degli anni. Senza di loro questa Mostra non sarebbe stata possibile.

Avv. Alberto Balestri (Presidente 1999-2000)
Dr. Francesco Marzani (Presidente 2000-2001)

PRESENTAZIONE DI ITALO CUCCI
(CONDIRETTORE DE “IL RESTO DEL CARLINO”)
DELLA MOSTRA “IL FRIGNANO E LO SPORT”

Non sono né aspiro a divenire storico del Frignano, ma mi piace – su sollecitazione degli amici del LIONS – dare il mio contributo alla realizzazione di un progetto intelligente come quello che va sotto il titolo “Il Frignano e lo Sport”. Si tratta di appunti personali, di brevi flash inerenti la conoscenza di una bellissima zona dell’Appennino.

Le strade della mia vita di giornalista e di padre m’hanno portato spesso nel Frignano. A cominciare dai primi anni Sessanta, quando misi piede per la prima volta nella redazione de “Il Resto del Carlino”, Bologna. Un giorno del ’63, era d’estate, tempo di ritiri per le squadre calcistiche, il grande Severo Boschi, mio capo e maestro, mi spedì a Pievepelago, sede del ritiro del Bologna, per la prima intervista al neo-acquisto Helmut Haller, l’asso tedesco che di lì a poco i tifosi rossoblù avrebbero ribattezzato “il panzer”. Un panzer gentile, se mai ve ne fu uno. E i tifosi arrivarono a frotte, riscoprendo insieme ai campioni amati anche la montagna dei padri, con effetti benefici sul turismo. L’idea del Bologna a Pievepelago era venuta a Giorgio Neri, mitico patron del tennis italiano, della Virtus bolognese e vicino al calcio rossoblù: fu lui, a quei tempi, a dare vita al centro-tennis che avrebbe ospitato legioni di aspiranti Pietrangeli provenienti da tutta Italia. Dopo la visita a Haller, presi a frequentare il ritiro sempre più spesso e fu così che diventai amico di un altro mito, Fulvio Bernardini detto “Fuffo” che a sua volta mi presentò un altro illustre amico del luogo, papà Lenzini, presidente della Lazio-scudetto, che lì era nato e ne menava vanto. Più tardi, molto più tardi, ritrovai un altro grande amico del pallone che avevo perduto di vista perché migrato su una panchina del sud: non a Pievepelago, ma a Pavullo, aveva portato il Foggia il grande Ettore Puricelli detto “testina d’oro”, goleador, fra l’altro, del Bologna anteguerra, facondo narratore di storie che a certe ore del giorno, nel relax del dopo allenamento, veniva circondato dai ragazzini che “studiavano” al centro sportivo pavullese. Fu una delle mie figlie, un giorno, a dirmi: “C’è un signore che ti conosce e vuole incontrarti”. Le ragazzine seguivano il corso di judo, vivevano in una comunità serena, e come tanti genitori andavo a trovarle nel fine-settimana. Qualche “pezzo” dettato dai ritiri e qualche ora con loro: una vacanza anche per il giovane cronista che scavallava fra i monti a bordo di una superveloce portandosi appresso entusiasmo e Olivetti lettera 22. Era – manco a dirlo – un altro mondo, un’altra Italia, un altro calcio. Fra le tante curiosità di quei giorni, la scoperta del pittore Covili che ben conosceva Severo Boschi. Quando gliene parlai, sbottò: “Allora non sei un ignorantello di giornalistino sportivello”. I racconti dell’altro maestro, Fulvio Bernardini, attraversavano invece la storia: le sue partite a tennis con Mussolini, le sue liti con Vittorio Pozzo per la maglia azzurra dei Mondiali, la sua milizia all’Inter, alla Roma, alla Lazio: “C’è un ragazzo, nella Lazio – mi disse un giorno – che è nato da queste parti, uno spilungone che colpisce di testa. Si chiama Bui, Gianni Bui”. L’anno dopo lo scudetto, nella stagione ‘64-’65, lo spilungone, nativo di Serramazzoni, venne a giocare a Bologna ed ebbi modo di apprezzare non solo le qualità di calciatore ma anche di uomo: era diverso dai tanti rozzi pedatori che frequentavano i campi verdi. Un signore. A Bologna non ebbe grande fortuna. Era troppo un signore. Come “Fuffo”. Se ne andarono insieme, nel ’65. Intanto, avevo traslocato: dal “Carlino” a “Stadio”, dove avrei iniziato con piglio deciso la mia carriera di giornalista sportivo.

Lì, nella famiglia del “verdino”, fui introdotto ai segreti del ciclismo, gestito con straordinaria bravura da Luigi Chierici, il direttore, da Remo Roveri, la Grande Firma, e dai due amiconi del pedale, Ronchi & Mioli, che spesso incontravano un singolare personaggio, un campione mancato dicevano loro, in visita alla redazione: Romeo “Meo” Venturelli da Sassostorno. “Vedi – mi diceva Ronchi – questo se ne avesse avuto voglia sarebbe diventato un Coppi”. Remo Roveri non gli sorrideva neanche: “Ha dissipato una ricchezza sportiva”, mormorava inquieto. Ai giornalisti non piacciono quelli che ti fanno sbagliare un pronostico: e su “Meo” avevano puntato in molti, Roveri compreso.

Sarei tornato nel Frignano tante altre volte, o per cene fra amici, o per partecipare alla sanguinosa festa del maiale che lì veniva sacrificato per riempire le nostre dispense di buoni salami e prosciutti dei montagna; infine, per portare le ragazzine a sciare a Sestola. Ma il momento sportivamente più originale fu quando Padre Gabriele Adani – che però era a Zocca – ci introdusse ai segreti della Ruzzola (o Ruzzolone). Io ero tornato al Carlino nel Settanta, capo dello Sport, e già con il direttore Enzo Biagi eppoi con Girolamo Modesti ebbi pressioni per introdurre la Ruzzola nelle pagine sportive. Inutilmente: “Non c’è spazio”, gridava il caporedattore. E un giorno Padre Gabriele – quello che ci regalava ogni mattina alla radio i bellissimi pensieri di “Tre minuti con te” – trovò la soluzione. “Fai così”, mi disse. E una Domenica mi mandò un paio di notizie sulle gare del Ruzzolone. Le pubblicai. Alle undici di sera, quando uscì il giornale e ci mettemmo a guardare le pagine appena stampate con il caporedattore, l’amico fratone arrivò con due accompagnatori che recavano enormi ceste piene di ogni bendidio: enormi pagnotte di pane montanaro, salamoni, salsiccette, forme di formaggio grandi come una ruota di lambretta. “E mangiamoci questa ruzzola – disse tagliando il primo spicchio – con la benedizione di Dio…..e delle nostre montagne”. Fu così che diventammo tutti appassionati di ruzzola. E un po’ più grassi. Proprio come Padre Gabriele.